Il 26 novembre è stata una giornata molto importante per noi di Comitans. Con l’evento online Intrecciamo i nostri saperi, abbiamo avuto il piacere di approfondire con alcune personalità di spicco della ricerca, del sociale e dell’agroalimentare, vari aspetti legati alla dieta sana e sostenibile, alla produzione e distribuzione, nonché allo spreco, del cibo. Il nostro progetto I primi mille giorni vuole promuovere un approccio integrato ed interdisciplinare al tema dell’alimentazione e della nutrizione. Ma perché lo riteniamo importante?
Sappiamo che la popolazione mondiale è in costante aumento, così come lo sono le malattie non trasmissibili (NCD in inglese). Alla base di queste malattie, troviamo infiammazioni di vario tipo, causate in primis da condizioni ambientali non favorevoli, da stili di vita inadeguati, da una nutrizione non corretta e da stressors di varia origine (emozionali, chimici e biologici). I tre pilastri anti-infiammatori sono rappresentati da: esercizio fisico, nutrizione corretta, attività e condizioni ambientali anti-stress. Come ci ha ricordato il prof. Sergio Pecorelli, della Giovanni Lorenzini Medical Foundation di New York, alla fine dello scorso millennio grazie all’epigenetica, la scienza che studia l’influenza dell’ambiente esterno sui geni, abbiamo capito come “i primi mille giorni di vita influenzino il 70% della salute futura dell’individuo, perché rappresentano il periodo più suscettibile alla prevenzione primaria”. È a partire da questa fase (anzi, fin da prima del concepimento) che bisogna puntare su una network wellness, ovvero una rete di sistema antinfiammatorio, la quale fornisca alla Medicina i mezzi più idonei per la prevenzione primaria, secondaria e terziaria delle malattie croniche (NCDs).
La ricerca sta fornendo dati fondamentali per aiutare la comprensione di questo e di altri fenomeni. All’Ospedale Bambino Gesù, ormai da alcuni anni, si raccolgono dati sull’importanza del microbioma, ovvero l’insieme (di centinaia di trilioni) di batteri e microorganismi che si trovano all’interno del nostro intestino e che compiono una funzione chiave per la nostra salute ed il nostro benessere. “Nel periodo prenatale, –spiega la D.ssa. Lorenza Putignani, Responsabile dell’Unità di Parassitologia e dell’Unità di Ricerca sul Microbioma Umano– il binomio simbiotico mamma-bambino instaura e modula tutte le successive costituzioni del microbioma del nascituro (dovuto quindi alle condizioni della madre, della dieta e dell’ambiente). Il microbioma è influenzato e influisce direttamente sulle funzioni metaboliche, quelle intestinali, quelle cerebrali e sulla risposta immunitaria”. La profilazione del microbioma permette non solo di raccogliere dati ma anche di predire, a livello della popolazione, i rischi e le malattie a cui va incontro l’individuo. Per questo è importante fornire le informazioni nutrizionali corrette alle madri, sia a quelle che allattano sia a quelle che non allattano.
Se un’alimentazione corretta è fondamentale per una crescita equilibrata e in grado di ridurre il rischio di malattie croniche, si rende necessario agire su più fronti. Dal Rapporto L’Italia e il cibo, realizzato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) attraverso il Food Sustainability Index (FSI), uno strumento sviluppato dall’Economist Intelligence Unit (EIU) con la Fondazione Barilla per misurare e monitorare i progressi sugli aspetti sociali, economici e ambientali della sostenibilità alimentare, emergono aspetti interessanti. In effetti, in Italia, all’alta aspettativa di vita si accostano allarmanti tassi di sovrappeso e inattività fisica, nonchè l’abbandono della dieta mediterranea. La D.ssa Katarzyna Dembska, nutrizionista e ricercatrice presso BCFN, ci ha illustrato il modello della doppia piramide elaborato dalla Fondazione Barilla, che nasce dall’evoluzione della piramide alimentare classica, su cui si basa la dieta mediterranea. “La doppia piramide alimentare e ambientale dimostra una strettissima relazione tra due aspetti di ogni alimento: il valore nutrizionale e l’impatto ambientale generato nelle fasi di produzione e consumo. Gli alimenti a minore impatto ambientale (ovvero quelli di origine vegetale) sono anche quelli consigliati dai nutrizionisti per la nostra salute, così come gli alimenti con un’impronta ambientale alta (ovvero quelli di origine animale) sono da consumare con moderazione per gli effetti sulla salute”. Nel Rapporto vengono presentati anche alcuni dati: gli italiani sono tra i più longevi al mondo, ma il 37% dei bambini e degli adolescenti e il 59% degli adulti sono in sovrappeso. L’Italia è uno dei maggiori produttori agricoli dell’Unione Europea ma la degradazione del suolo sta diventando un problema rilevante, ragion per cui, il settore agricolo deve affrontare sfide relative all’impatto sul suolo e sulle risorse idriche, all’età degli agricoltori e all’assenza di una strategia per promuovere gli investimenti nell’agricoltura sostenibile.
Come sostenuto dalla FAO, un sistema alimentare sostenibile è quello in grado di garantire sicurezza alimentare e nutrizione conservando l’ambiente e le risorse ambientali per le generazioni presenti e future, senza compromettere economia e società. È un processo dinamico, quindi, che necessita di un approccio di sistema che tenga conto non solo dei processi che vanno dalla produzione al consumo ma anche di tutti gli attori e delle loro interazioni all’interno delle tre dimensioni della sostenibilità (economica, sociale ed ambientale).
A sistemi complessi devono corrispondere soluzioni sistemiche, che è quello che cerca di fare l’agroecologia, la scienza che applica i concetti e i principi dell’ecologia alla progettazione e alla gestione di sistemi agro-alimentari sostenibili, in maniera intersettoriale, tenendo in relazione aziende, società e ricerca. Il Prof. G. Cesare Pacini, docente dell’Università degli Studi di Firenze e vicepresidente e co-fondatore di AIDA, l’Associazione Italiana Di Agroecologia, sottolinea: “L’agroecologia è un approccio pienamente sistemico alla sostenibilità, che include gli aspetti di equità, giustizia e accesso alle risorse. Non si possono avere diete salutari e sostenibili se a monte non c’è un rispetto della biodiversità, sia delle specie spontanee che di quelle coltivate”. Quindi, per costruire un sistema agroalimentare di qualità, è necessario: agire sulla diversità (aumentando la biodiversità e diversificando le fonti di reddito); agire sulla coerenza (mantenendo la fertilità dei suoli; chiudendo i cicli della sostanza organica all’interno della filiera agro-alimentare, facilitando il ritorno della sostanza organica dalle aree urbane ai campi); agire sulla connettività, ovvero rendendo accessibile cibo di qualità.
Accanto alla produzione, quindi, è altrettanto importante la distribuzione del cibo. Nel caso del cibo fresco, un ruolo primario è ricoperto dai mercati all’ingrosso. Questi, insieme agli agromercati, si occupano della distribuzione di prodotti freschi e freschissimi come carne, pesce, frutta e verdura, latticini, ma anche della promozione di prodotti locali. La loro funzione pubblica è essenziale dal momento che sono chiamati a garantire al consumatore finale prodotti di qualità (attraverso un sistema di controlli e tracciamento che ne garantisce la sicurezza), rappresentando così uno dei punti di collegamento più importanti nella catena di rifornimento. In questi mercati convergono domanda e offerta di un certo prodotto e si stabilisce il prezzo di equilibrio (ovvero un prezzo giusto). “In quest’ultimo decennio, un’importante preoccupazione degli acquirenti è stata quella relativa alla comprensione dell’origine del prodotto alimentare e all’impatto sulla propria salute –spiega Massimo Pallottini, Direttore Generale del CAR, Centro Agroalimentare Roma– . I Mercati all’ingrosso hanno assunto un ruolo fondamentale nell’informazione alimentare, svolgendo una parte rilevante per quanto concerne la tracciabilità dei prodotti e la sicurezza degli alimenti”. Sempre più, assistiamo a nuove tendenze nei consumi: si cucina di meno, si ordina cibo pronto, si ha accesso a prodotti non tradizionali. È importante che queste tendenze non vadano a detrimento della qualità del prodotto fresco e sano. Non dimentichiamo che in Italia, ogni anno, lo spreco alimentare, ovvero l’insieme dei prodotti alimentari scartati ancora commestibili e destinabili al consumo ma che, in assenza di un possibile uso alternativo, vengono smaltiti, ammonta all’1% del PIL. D’altro canto, cosa succede quando una famiglia entra in una fase di difficoltà economica? La prima spesa ad essere tagliata è proprio quella del cibo fresco, soprattutto della frutta (con successivi impatti sulla salute e sul sistema sanitario nazionale).
Se, da un lato, la povertà in Italia sta crescendo, con 5 mln di poveri sempre più in difficoltà; dall’altro si spreca ancora troppo, sia a livello della filiera produttiva che a livello dei consumatori. Tante organizzazioni in Italia, oltre 15.000, erogano aiuti alimentari alle famiglie in stato di necessità. Tra queste, il Banco Alimentare da oltre trent’anni si pone come un ponte tra lo spreco e il bisogno: recuperando e ridistribuendo le eccedenze, ovvero quegli alimenti ancora buoni ma non più commerciabili (a causa della prossimità alla scadenza, confezioni danneggiate, stagionalità), evitando che diventino spreco. Il motto delle 21 organizzazioni coordinate dal Banco Alimentare è «Condividere i bisogni per condividere il senso della vita». “L’appartenenza sociale si crea e si rafforza attraverso la comprensione e la condivisione dei bisogni dell’altro. C’è un valore educativo in questi gesti, attraverso la sollecitazione del dono – chiarisce Giovanni Bruno, Presidente del Banco Alimentare –. Al centro del nostro operare c’è la persona, con i suoi bisogni. Le nostre attività sono fatte in un’ottica di sostenibilità e di responsabilità, che vuol dire anche tentare di dare una risposta a questi bisogni”. Non bisogna dimenticare che il Banco è accreditato presso il MIUR per realizzare attività formative nelle scuole proprio per lavorare sui valori della comprensione, della condivisione e della lotta agli sprechi.
Questi valori sono sempre più importanti in un mondo così complesso. Abbiamo visto come, grazie alla ricerca scientifica, alimentazione e nutrizione stiano acquisendo un’importanza sempre maggiore sia dal punto di vista dello sviluppo dell’essere umano sia della sua salute. Come ha ricordato Cecilia Bartolucci, presidente di Comitans: “Uno dei regali maggiori che possiamo fare al nascituro è aiutarlo ad affrontare al meglio il suo futuro. Per questo sono importanti i prime mille giorni. Troppo spesso, però, ci troviamo ad affrontare problemi di ieri, a cui diamo risposte che non ci permettono mai di affrontare il domani”. La dimensione del mangiare sano, ovvero di una dieta sana e sostenibile, deve essere legata anche all’educazione e alla consapevolezza delle persone. Puntando ai giovani, fin dalle scuole.
Ora possiamo rispondere alla nostra domanda iniziale: per quale motivo la Fondazione Comitans vuole promuovere un approccio integrato ed interdisciplinare al tema dell’alimentazione e della nutrizione? Come sottolineato da Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero, all’apertura di Intrecciamo i nostri saperi, “nella realtà odierna, sempre più complessa, c’è bisogno di mettere a sistema l’agire di tanti attori diversi (enti pubblici, privati, ricerca, media). È necessario, quindi, accogliere la complessità come termine positivo. Nel cammino verso il Bene Comune, gli enti filantropici non sono più meri enti erogatori bensì facilitatori della messa a sistema di quello che viene definito policapitale (ovvero risorse finanziarie ma anche intellettuali, capitale sociale, etc)”.
La dimensione del mangiare sano è legata all’educazione e alla consapevolezza. È importante non solo insegnare agli utenti/cittadini/consumatori i principi per una dieta sana e sostenibile ma anche metterli in condizione di scegliere consapevolmente (sostenibilità sociale). L’accesso ad una dieta sostenibile è strettamente connesso allo snodo produzione–distribuzione–consumo: anche questi settori devono essere orientati alla sostenibilità economica ed ambientale. È qui che si inserisce la necessità di promuovere sistemi agroalimentari sostenibili, attraverso la collaborazione tra decisori politici, imprese, istituti di ricerca e società civile. Un circolo complesso ma virtuoso, esemplificato nel disegno delle nostre 3 sfere, che ci pare il miglior approccio per cominciare a dare risposte ai problemi non solo di ieri ma anche di domani.