(Immagine Dasgupta Review)
La biosfera è la porzione di terra in cui è presente la vita ed è costituita sia da elementi abiotici (cioè oceani, pianure, montagne, fiumi) sia biotici (ossia tutti gli esseri viventi) che interagiscono tra loro. All’interno degli ecosistemi, convivono numerosi animali, piante e microorganismi (insieme a componenti fisiche ed inorganiche).
“Piante, alghe e molti batteri catturano energia dal sole, motivo per cui vengono chiamati produttori primari. L’energia che catturano, insieme ad altri materiali abiotici, scorre attraverso gli ecosistemi e consente il funzionamento di un’ampia gamma di processi naturali, tra cui la produzione di biomassa, il ciclo dei nutrienti e quello dell’acqua. Questi processi supportano la biodiversità ma l’influenza è reciproca, perché la biodiversità rafforza i processi, consentendo alla Natura di rinnovarsi costantemente. Ecco perché l’economia della biodiversità è l’economia della biosfera”.
Sono parole di Sir Partha Dasgupta, professore emerito di economia all’Università di Cambridge, il quale, nello studio The Economics of biodiversity: Dasgupta Review , commissionato nel 2019 dal Ministero del Tesoro inglese, ha proposto di ripensare l’economia includendo la Natura e i suoi processi.
Quando abbattiamo un bosco per costruire un centro commerciale, il PIL registrerà un aumento del capitale (frutto dell’investimento per la costruzione o anche per la vendita di legname) ma non terrà conto del deprezzamento del capitale naturale, nonostante i numerosi benefici e servizi che un bosco offre (assorbimento di carbonio, rifugio per diverse specie animali, attività umane, ecc.). Queste perdite comportano costi economici che non vengono mai contabilizzati, perché difficili da misurare. Eppure, all’interno degli ecosistemi, troviamo organismi che impollinano, decompongono, filtrano, trasportano, trasformano: tutte attività di cui finiamo per beneficiare ma alle quali non sempre pensiamo quando parliamo di ambiente. La biodiversità non ha solo un valore strumentale bensì anche intrinseco ed esistenziale. Il valore economico, quindi, costituisce solo una piccola parte del valore che la Natura possiede.
Raggiungere uno sviluppo economico davvero sostenibile, significa “riconoscere che la nostra prosperità a lungo termine si basa sul riequilibrio della nostra domanda di beni e servizi della natura con la capacità che la natura stessa ha di fornirli. Economia sostenibile significa utilizzare una misura diversa del PIL. Significa anche tenere pienamente conto dell’impatto delle nostre interazioni con la Natura a tutti i livelli della società”. E ripensare l’uomo come parte integrante della natura, non come essere avulso da essa.
Dasgupta sottolinea la necessità di mettere in campo tre grandi transizioni. Riequilibrare la domanda di risorse naturali con le capacità di offerta della natura. Modificare i criteri di crescita e successo economico, in modo da includere il capitale naturale per assicurare la sostenibilità. Trasformare le istituzioni, soprattutto quelle finanziarie ed educative, in modo che guidino e mantengano i cambiamenti di paradigma.
E spetta a noi, come essere umani e cittadini, educare noi stessi a riscoprire la relazione con il mondo naturale, capendo che siamo parte integrante di esso.