Sempre più spesso sentiamo parlare dell’importanza dei primi mille giorni, ovvero di quel periodo che va dal concepimento fino al compimento dei due anni di età, come di un’incredibile finestra di opportunità per la costruzione del benessere psicofisico dell’individuo.
Se, da un lato, lo sviluppo umano dipende dai geni che abbiamo ereditato, dall’altro la scienza sta dimostrando come l’ambiente in cui un essere umano è concepito, nasce e si sviluppa, sia in grado di incidere e modificare il comportamento dei geni stessi (come dimostra l’epigenetica). Per questa ragione, è importante sfruttare l’estrema plasticità dell’organismo umano nei primi mille giorni. Non è mai troppo tardi per adottare corretti stili alimentari e di vita in grado di influenzare la nostra salute anche se durante la vita adulta la duttilità è minore. Per questo, è importante capire che stili di vita sani, alimentazione corretta ed un ambiente affettivo adeguato sono elementi fondamentali per uno sviluppo ottimale fin da bambini, ancor di più nelle fasi iniziali dell’infanzia. Ma non tutti i bambini hanno la possibilità di crescere in ambienti in cui sono presenti tutte queste caratteristiche. È ciò diventa ancor più difficile quando ci troviamo davanti a situazioni di fragilità e marginalità. È in questo contesto che si inserisce il progetto Primi Mille Giorni, che vuole incentivare tra le mamme e i bambini, in particolare di chi si trova in una situazione di fragilità, la promozione di una corretta alimentazione e nutrizione attraverso un percorso di informazione ed educazione che generi empowerment. Il cibo non è solo un mezzo attraverso il quale ci nutriamo ma è anche un’attività sociale in cui la convivialità è caratteristica fondamentale.
Cosa significa promuovere un approccio integrato al tema dell’alimentazione e della nutrizione?
Stiamo collaborando con enti ed organizzazioni che si occupano di famiglie e mamme in situazione di fragilità per individuare le criticità nell’avere accesso a cibo sano e nutriente. Un aspetto importante di cui terremo conto sono proprio i bisogni e le necessità delle mamme, ovvero legate alle loro realtà sociali, culturali, religiose, alla loro età e condizione psicofisica. Grazie ad un approccio di sistema in cui le 3 sfere di progetto (quella della ricerca scientifica, dell’agroalimentare e del sociale, appunto) collaborano reciprocamente, la sfera sociale instaura un dialogo con la ricerca scientifica in modo da trovare un approccio educativo/ informativo adeguato ai vari contesti e situazioni.
Il primo passo è costituito da una mappatura della situazione attuale. Il processo di apprendimento sarà reciproco: da un lato, il gruppo di ricerca della sfera salute avrà la possibilità di interfacciarsi direttamente con le organizzazioni e le mamme, identificando le conoscenze di operatori e mamme sui temi della salute e nutrizione nei primi mille giorni, avvicinandosi alle loro esigenze, ai dubbi e le abitudini socio-culturali delle mamme. Dall’altro, la sfera del sociale acquisirà dalla ricerca nuove conoscenze su cosa caratterizzi una dieta sana e nutriente, soprattutto in relazione ai primi mille giorni, apprendendo perché è importante una certa dieta durante la gravidanza e allattamento, come riconoscere il valore degli alimenti, l’adozione di stili di vita corretti.
L’obiettivo finale è quello di promuovere empowerment per le mamme e i loro bambini nell’accesso agli alimenti, affinché la conoscenza acquisita non resti teorica ma diventi una concreta opportunità di scelta. Questo sarà possibile anche grazie alla collaborazione della sfera agroalimentare ed alla promozione di un cibo di valore.